#vitadibi

ecologia dell’autunno

una cosa che ho sempre voluto a fine agosto è stata indossare scarpe invernali ed infilarmi dentro al mio amato cappotto. a fine agosto, come in questi giorni d’altronde, il sole è beffardo e mi guarda con un occhio strafottente ed uno chiuso di complicità. sa quanto io lo ami, ma sa anche quanto la nostalgia della fine di agosto mi faccia desiderare di aver già fatto un lungo balzo verso la fine di ottobre. verso la pioggia. verso l’aria rigida sulle guance. verso il buio delle sei.

quella di fine agosto e di metà settembre è una soglia diluita e composta, messa in fila, non frastagliata, che oltrepasso con un salto di quelli che non mi viene mai bene, goffo, dal quale atterro a piedi spaiati, che mi mette in tensione la caviglia destra e si scompone nella parte più bassa della schiena. è la soglia verso un dopo che sfiorisce, s’ingiallisce, si sfoglia e lascia cadere le braccia. è la porta d’ingresso sull’autunno, che accorcia la luce e allunga le ombre, chiude lo stomaco, ingloba il sonno e prende tempo.

fine agosto e metà settembre sono il momento giusto per pensare alle finestre che si chiudono e al natale davanti al fuoco, per ritagliare i dolori, per coprire la gola, per ingoiare rospi bollenti e fare azioni nuove. bussa l’autunno, bussa con garbo e attende fuori, coi piedi ben piantati sotto alla terra, ed io lo attendo a scarpe aperte, coi piedi all’aria, pronta a farmeli bagnare.

 

[thomas Jackson photography]

[thomas jackson photography]

“temiamo il domani solo perché non sappiamo costruire il presente, e quando non sappiamo costruire il presente ci illudiamo che saremo capaci di farlo domani, e rimaniamo fregati perché domani finisce sempre per diventare oggi, non so se ho reso l’idea.”

muriel barbery

Standard
racconti

altrimenti cadi

ricorda, ester, di prendere sempre delle lunghe pause, nelle quali puoi contemplare i riflessi che scintillano fuori dai vetri della tua stanza; distendi gli occhi verso la siepe sul fondo e allunga il mento, per arrivare a percepire chi stia per arrivare, cosicché tu possa scendere nell’atrio per tempo. hai così il tempo per infilarti nel vestito che più senti tuo e scendere piena di entusiasmo sulle gote; altrimenti appari come una mela disidratata.

ricorda, ester, che la vita non risparmia nessuno e che, se applica uno sconto, è solo per concedere un respiro più ampio che introduca a una successiva apnea; e l’apnea non è una condizione per tutti, non la tua, ester. l’apnea contrae le pareti dei polmoni, indurisce l’addome, chiude le ovaie, serra la vulva, ripiega su se stesse le dita; non concederti troppo all’apnea, ester, altrimenti sfiati.

ricorda, ester, di non abituarti ai normali, mai; di strofinare la menta alle narici e accarezzare la lavanda; di non strizzare i punti neri; di correre e andar piano, di non sbrigarti troppo; di partire lasciando tutto, di tornare riportando ogni cosa; di onorare i tavoli in ferro battuto; di ascoltare le verità altrui, portando il tuo orecchio sul loro petto; di scegliere una lista di canzoni per ogni trimestre dell’anno; di non fare bilanci; di scendere in verticale, di restarci a suonare le tue corde; di annaffiare il dimenticatoio; di lasciarti andare all’autunno, di salutare l’estate senza pianto; di immaginare il nulla come un oggetto vivo; di vigilare sull’impazienza; di struccarti ogni sera; di lasciare ammosciare la tua erre; di amare, sempre, in ogni condizione, altrimenti non sei vera.

ricorda inoltre, ester, di usare il passamano quando scendi le scale; altrimenti cadi.

 

[immagine tratta da internet]

[immagine tratta da internet]

chiedo al punto e virgola di perdonarmi, poiché io il punto e la virgola insieme non li uso mai. le mie pause tendono a essere lungamente mute, oppure perentorie. la via di mezzo del punto e virgola in me resta virgola e basta: femmina, sola, solitaria, sufficiente a se stessa. ma, avendo il punto e virgola una dignità propria e un sesso pari a quello degli angeli, ho deciso di dedicare loro questo mio racconto (pace e bene alla punteggiatura).

Standard