ci ha svegliato il nord-est coi suoi venti celesti e coi suoi interrogativi. la mia più grande paura, vuol sapere. è scordare le voci, gli dico sicura, dimenticare i suoni dei visi. nuoto nel dubbio e mi siedo un attimo dentro di me. cosa farò oggi, mi chiede. il ponte tra i due regni. l’apostrofo segreto tra i vivi e i morti farò e pregherò per chi non prega e mangerò il mio piatto di chiodi. siamo senza separazioni nette e confiniamo tutti con la stessa aria. lo stesso cielo lo diciamo diverso e questa spalla da giorni mi preme sul respiro. ho l’aria di chi guida in un posto senza nome, mi dice. sono tra le cose mancanti, salvo con nome, divido in due l’aria. galleggio nell’attesa della coltre di freddo e, quando verrà la neve, so che avrà la sua mano.
“l’autunno stende
le sue mani gialle
spogliando alberi”
epo, animali fragili