racconti

salvo con nome

ci ha svegliato il nord-est coi suoi venti celesti e coi suoi interrogativi. la mia più grande paura, vuol sapere. è scordare le voci, gli dico sicura, dimenticare i suoni dei visi. nuoto nel dubbio e mi siedo un attimo dentro di me. cosa farò oggi, mi chiede. il ponte tra i due regni. l’apostrofo segreto tra i vivi e i morti farò e pregherò per chi non prega e mangerò il mio piatto di chiodi. siamo senza separazioni nette e confiniamo tutti con la stessa aria. lo stesso cielo lo diciamo diverso e questa spalla da giorni mi preme sul respiro. ho l’aria di chi guida in un posto senza nome, mi dice. sono tra le cose mancanti, salvo con nome, divido in due l’aria. galleggio nell’attesa della coltre di freddo e, quando verrà la neve, so che avrà la sua mano.

 

[ph. katerina plotnikova]

[ph. katerina plotnikova]

“l’autunno stende
le sue mani gialle
spogliando alberi” 
epo, animali fragili

 

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racconti

ecologia di un ottobre accaduto

“solve et coagula”

vivo infreddolita al centro in cui gravita questa dolce aria d’ottobre. e che altro è ottobre se non ballare un lento annusandosi le spalle e i capelli e ritrovarsi con le dita annodate e riconoscere la primavera che si eclissa e appassire dentro a una coperta calda e rinchiudere la lingua dentro a un bacio rovente e ascoltare un profumo di bosco che inizia a morire un po’?

io sono e non vorrei essere. ottobre ricopre la mia pelle chiara di vesti scure e mi lascia vagare come la foglia che abbandona il suo ramo. sono questa e sono quella e sono molto e sono nulla. sono più e meno e più per meno e più per più e men per meno. sono attraversata da fiumi e tempeste e aghi e fili. sono pietra grezza e marmo scolpito e bacio che ti respira in bocca e riflesso negli occhi e specchio dei giorni tuoi e anello della catena e rimbalzo di pensieri e muro delle azioni e libro di parole e famiglia e amore e fuoco e paglia e terra e acino e spina e spiga. sono il sonno che manca e il giorno che resta e sono madre e figlia e spirito e limite e infinito e ics e ipsilon e vuoto e pieno e desolazione e fertilità e dono. sono un minuendo.

ognuno ha bisogno che ottobre e i suoi giorni accadano. ognuno fa che si compiano come essi desiderano restandosene inerme e guardandoli succedere così – inevitabili – come l’apotema fa dentro alle sue figure geometriche.

 

[ph. peter samuelsson]

[ph. peter samuelsson]

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